1990 NUCLEARE – CONTRO IL DEPOSITO DI SCORIE AL PIZ PIAN GRAND (GR)

Ndr: nella foto si vede Bill che interviene ad una manifestazione a Locarno contro il deposito del Piz Pian Grand. Alla manifestazione si esibirà anche la band ticinese “Scarp da tennis Band”.

Contro il deposito di scorie al Piz Pian Grand

9.2.1990

Un’opposizione senza confini

Ora, senza entrare nel merito della campagna attuata in Italia, che trovo in tutti i casi giusta se serve ad eliminare una probabile fonte di inquinamento, penso sia necessario formare un fronte unitario contrario a questo deposito. Non è più il tempo delle discussioni sul sì o no al deposito: questo deposito non deve essere fatto e basta. L’opinione contraria a portare le scorie al Piz Pian Grand diventa ogni giorno più importante, perché se la ClSRA otterrà il permesso per la galleria di sondaggio (5 km x 9 metri di larghezza) difficilmente si riuscirà poi a fermare la costruzione del deposito. Tutti sanno della pericolosità del sito che si trova in zona sismica e non presenta sicurezza per quanto riguarda l’impermeabilità delle gallerie, perciò l’opposizione è più che motivata.
Urgente ora però è l’unione di tutte le forze che si oppongono a questo deposito in un’azione transnazionale, considerata l’area geografica che sarebbe toccata da una possibile contaminazione radioattiva.
E in questo senso che ho inviato ai capi Gruppo in Gran Consiglio una

proposta di risoluzione firmata anche da Paolo Rossi (il Gran Consiglio aveva già votato nel 1983 una risoluzione contraria a depositi in Ticino e al Piz Pian Grand) che si oppone al deposito e che invita il Consiglio di Stato a contattare i rappresentanti delle Regioni Piemonte e Lombardia e i comuni del Grigioni italiano per l’attuazione di un fronte unico d’opposizione. Lasciamo che Roma e Berna discutano, o che Roma vada al Parlamento Europeo per questo problema, noi nello stesso tempo cerchiamo di lottare in prima persona contro questa fonte inquinante, perché le scorie vengano piazzate in depositi controllabili presso chi le produce (centrali nucleari) e non distribuite sul territorio. Ma soprattutto smettiamola una volta per tutte con il nucleare così avremo risolto anche il problema delle scorie.
Nelle ultime settimane si è tornati a parlare del deposito di scorie debolmente e mediamente radioattive al Piz Pian Grand. Per richiamare l’attenzione su questo problema c’è voluta, pur se sono stati usati toni scandalistici e alcune inesattezze, una trasmissione di una televisione privata italiana.
Chi ha datò il la a questo problema è stato un lungo articolo pubblicato dal mensile italiano «Ambiente-Ecologia», che denunciava l’arroganza della CISRA, (Cooperativa per l’immagazzinamento delle scorie radioattive) che protetta da lobby politico-economiche se non dal Consiglio Federale, non tiene minimamente conto delle opinioni delle popolazioni residenti nella zona e in tutto il bacino imbrifero che riguarda le acque che scendono dal Piz Pian Grand.
L’arroganza della ClSRA è confermata dalle prese di posizione delle autorità dei comuni di Mesocco e Rossa e dalle Organizzazioni Regionali del Moesano, che con delle lettere all’attenzione del Consigliere federale Adolf Ogi, capo del Dipartimento federale dei trasporti, delle comunicazioni e dell’energia, hanno protestato per il comportamento della cooperativa, la quale non ha rispettato l’accordo stipulato nell’estate del 1986 con la commissione di vigilanza, per un concreto programma di ricerca. La CISRA infatti aveva acconsentito a fare eseguire solo una prima parte dei lavori che dovevano servire alla ricerca di eventuali motivi d’esclusione; questi lavori in ogni caso non sarebbero bastati per stabilire l’opportunità o meno della costruzione di una galleria di sondaggio, poiché era opinione di tutti che la serietà della ricerca chiedeva degli approfondimenti.
La cooperativa ha utilizzato solo in parte i lavori autorizzati, e questi ultimi hanno dato risultati che confermano la non idoneità della costruzione del deposito al Piz Pian Grand. Questi dati non hanno in tutti i casi scoraggiato la ClSRA a chiedere l’autorizzazione per una galleria di sondaggio, in netto contrasto con quanto stabilito dalla commissione di vigilanza del 1986, che non è nemmeno informata sulle prossime mosse riguardanti i lavori di ricerca.

Bill Arigoni

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