1990 Schedature – La Polizia cantonale ha schedato su ordine di Berna

La Polizia cantonale ha schedato su ordine di Berna:
quindi è innocente

13.7.1990

Intervento in Gran Consiglio sull”affare delle schedature

Negli ultimi tempi ero preoccupato perché il tempo passava e la risposta alla mia interrogazione sulle schedature non arrivava mai. Ero preoccupato, perché pensavo: “chissà quale inchiesta e perciò quale documentazione mi stanno preparando”; anche perché, se fosse stata troppo approfondita, avrei avuto forse difficoltà, essendo un operaio, nel capire le motivazioni per le schedature. Invece tutto questo tempo è servito a cercare di rendere più semplice e didatticamente più leggibile la risposta, cioè si è fatto un grande sforzo di sintesi per far capire, anche a me, le motivazioni (una paginetta misera di risposta all’interrogazione). Leggendo la risposta e il rendiconto del Dipartimento di polizia, dobbiamo esprimere anche noi (come PdL) la nostra grandissima soddisfazione nell’apprendere che il servizio di informazione della polizia non ha preso iniziative autonome che scavalcassero i mandati ricevuti dal Ministero Pubblico federale. Dunque, piena assoluzione per i politici ticinesi di maggioranza (i mandatari) e magistratura e polizia (gli esecutori) insomma, non si poteva fare niente d’altro, bisognava ubbidire agli ordini che arrivavano dall’alto. Nella storia ci sono molti esempi di obbedienza all’ordine ricevuto dall’alto, quello che ti mette a tacere la coscienza. Mi ricordo di un esperimento fatto alcuni anni fa in una università americana dove gli studenti, sotto la responsabilità di un professore, dovevano eseguire degli esperimenti con della corrente elettrica per vedere gli effetti di quest’ultima sull’uomo. C’erano degli interruttori che dovevano essere attivati gradualmente e che servivano ad aumentare la potenza della corrente e davano la possibilità agli studenti di riflettere tra un pulsante e l’altro. Dall’altra parte dell’apparecchio, c’era un attore che recitava la parte di una persona sofferente che riceveva le scariche elettriche. Pur vedendo le reazioni di sofferenza di questa persona, gli studenti hanno attivato tutti gli interruttori. Discutendo poi su quello che avevano fatto, e messi davanti alle loro responsabilità, scaricarono tutta la colpa sul professore; in poche parole avevano messo a tacere la propria coscienza ubbidendo agli ordini del professore.

Torniamo in Ticino: è vero che si sono schedate molte persone progressiste e molti membri del Pdl, ma bisogna capire questa strategia che era attuata per il bene della nazione. E per un bene così importante qualcuno doveva pur essere sacrificato. Bastava che queste persone avessero capito che il sistema più giusto, quello che rispetta l’uomo e le sue esigenze, è quello svizzero, ed il problema sarebbe stato risolto. Invece no, loro hanno insistito nel sostenere i propri ideali, per una società differente, per il pacifismo, per la giustizia sociale, per i diritti della donna, e perciò lo Stato con sofferenza, ha dovuto schedarli. Ma non esageriamo! Non li ha uccisi! Li ha solo, anche se ingiustamente, osservati a distanza ravvicinata, entrando nella loro sfera privata. Ma ritorno a sottolinearlo, era per il bene di tutti! Qualcuno potrebbe porsi la seguente domanda: «Se fosse vera la supposizione che il comunismo montante all’Est degli anni quaranta poteva risultare pericoloso per le nostre istituzioni, come mai molti aderenti del Pdl e di altri movimenti di sinistra ticinesi sono stati schedati negli anni 70-80 senza che avessero mai, neanche lontanamente, parteggiato per il terrorismo o spiato per l’Est?». Ma questi sono piccoli problemi paragonati alla difesa della nostra grande democrazia, anche se ciò ha causato la divisione della società in cittadini di serie A e cittadini di serie B, ma non si può essere sempre perfetti!

Anzi, dobbiamo ringraziare le strutture che ci hanno schedato, ingiustamente per noi; ma cosa volete, siamo un po’ testardi e non vogliamo capire le esigenze della vera democrazia! Dicevo che dobbiamo ringraziarle perché, dopo un controllo attuato per anni senza trovare niente di compromettente, ci hanno legittimato come persone serie che propongono le loro idee (anche se rivoluzionarie) in modo democratico e non siamo né terroristi né banditi né forze sovversive. Grazie della dimostrazione di democrazia attuata per anni.

Bill Ariogni

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