2002 RIVE DEI LAGHI – INTERVENTO IN GRAN CONSIGLIO

RIVE DEI LAGHI – INTERVENTO IN GRAN CONSIGLIO

 

Alla fine degli anni settanta alcuni miei amici avevano già rivendicato il diritto all’accesso al lago Ceresio tagliando le reti metalliche, messe dai privati a protezione delle loro proprietà, che entravano nell’acqua e che non permettevano il passaggio delle persone lungo le rive.

Il problema della inaccessibilità alle rive era già molto sentito oltre 30 anni fa in particolar modo dalle persone che abitavano nei paesi rivieraschi, perché si vedevano sempre più ridotta la possibilità di usufruire dei laghi ritenuti giustamente da tutti, ma anche dalla legge, un bene comune sia per pescare che per farci un bagno che per passeggiare lungo le rive.

Nel 1981si e formato un gruppo (Ceresio Anno Zero) che oltre ad essere sensibile al problema delle rive ha sollevato con una petizione inviata al Consiglio Federale sottoscritta da oltre 11000 firme raccolte in un paio di mesi, il problema dei ritardi nell’applicazione della Legge Federale Contro l’Inquinamento delle Acque del 1971 che stabiliva che entro il 1982 tutte le fonti inquinanti dovevano essere allacciate ad un depuratore.

Nel 1982 solo il 56% degli abitanti del bacino embrifero del Ceresio erano allacciati ad un depuratore e quindi il 44% non rispettava la legge.

Questa petizione era incentrata sul lago di Lugano perché la situazione eutrofica di questo bacino era molto grave. In tutti i casi la petizione richiamava il rispetto della legge per la salvaguardia di tutti i corsi d’acqua.

A tutte le attività, per esempio di raccolta delle firme della prima petizione e poi della seconda consegnata al Gran Consiglio nel 1983 e sottoscritta da oltre 6300 firme, hanno sempre collaborato vari gruppi, anche al di fuori dell’ambiente ecologista, (per esempio l’Acsi, il Club Canottieri Bissone, la Società Salvataggio Lugano, la Società Canottieri Audax Paradiso, il Circolo Velico Lugano, il Circolo Medico Lugano, ecc.) tutto questo lo dico solo per dimostrare come il problema della salute del lago, in questo caso il Ceresio, fosse sentito già più di 20 anni fa.

L’attività continuata con bancarelle, serate pubbliche, concorsi di disegno nelle scuole, due diaporama (uno fatto con degli allievi), eccetera, fino ad arrivare al 1987, ormai 15 anni fa, dove sono cominciate delle attività specifiche che rivendicavano l’apertura delle rive dei laghi.

Ricordiamoci che nel 1974 (28 anni fa), quasi preistoria, il cantone aveva realizzato uno studio denominato “test Caslano” per verificare le possibilità di intervento lungo le rive dei laghi. A questo “test” avrebbe dovuto seguire uno studio cantonale per la protezione delle rive, ma tutto si è perso nei cassetti qui a Bellinzona. Sono per contro continuati gli investimenti per la depurazione delle acque che hanno portato ad un sostanziale miglioramento dello stato delle stesse.

La rivendicazione dell’apertura delle rive era sostenuta anche da un cambiamento nella mentalità della popolazione che voleva usufruire nel tempo libero di questi beni comuni che le appartenevano e per i quali aveva contribuito al risanamento.

I miliardi finalmente investiti nella depurazione delle acque arrivavano dalle tasche di tutti i contribuenti e quindi, ancora di più, non si riteneva giusto che i laghi risanati fossero messi a disposizione solo di una piccola parte della popolazione che abitava (magari solo per un paio di settimane all’anno) lungo le rive.

Poi tutto si è perso nel tempo e di questo problema per una decina d’anni non se ne più parlato fino al 1999 quando in un suo articolo, Adelio Scolari (fu un esperto in diritto amministrativo. N.d.R.), commenta una sentenza del Tribunale Federale.

Alla luce di questa nuova giurisprudenza si è tornati a parlare di nuove prospettive di riappropriazione di un diritto che è di tutti: l’apertura delle rive.

In quell’articolo si leggeva per esempio che il privato non aveva nessun diritto di sfruttamento, rispettivamente di proprietà privata, tra la linea risultante dalle piene ordinarie verso il lago e il corso d’acqua e che un ricupero di questi spazi non comportava neppure il diritto ad un risarcimento.

Metteva in discussione in alcuni casi la garanzia della proprietà privata e specificava che se un cantone fin dall’inizio non ha fatto interamente uso del proprio potere di regolamentazione, lasciando ai privati il godimento di una parte della riva, non perde successivamente la propria competenza..

In conclusione diceva, la sola concessione di diritti di godimento privati su rive di laghi e di corsi d’acqua non impedisce a un cantone di delimitare, nei limiti delle proprie competenze, le acque pubbliche dei fondi privati e di togliere ai proprietari fondiari rivieraschi i precedenti diritti di godimento e di uso sulle rive.

Quanto stava scritto mi ha quindi portato ad inoltrare questa mozione che non pretende il recupero totale ed assoluto di tutte le rive ma che, come viene spiegato bene nel rapporto della commissione, vuole che venga applicato un diritto che non deve essere enunciato solo nelle leggi ma concretamente sul territorio.

Il lavoro in commissione è stato molto positivo e chi ha potuto verificare sul posto come è la situazione reale delle rive dei laghi non può che sostenere il bisogno urgente d’intervento per ricuperare e salvaguardare gli spazi ancora possibili dimostrando che, oltre alle enunciazioni facili da inserire o inserite nelle leggi (Legge sul Demanio, Legge Federale sulla Pianificazione, Piano Direttore), vogliamo fare qualcosa di reale. E per poter fare qualcosa di serio e giusto, deve essere il Cantone a pianificare ed inserire nel Piano Direttore, un progetto globale che tenga conto di tutte le esigenze, il recupero delle rive e gli interventi particolari, non scaricando le responsabilità ai comuni.

Quanto si vota oggi è solo un primo tassello ma importantissimo per il recupero delle rive. Il lavoro comincia oggi e deve essere sostenuto dal parlamento perché non passino altri 20 anni per realizzare degli interventi a favore di tutta la popolazione.

Da quanto si è potuto capire dalle dichiarazioni dell’on. Borradori e dei suoi funzionari questa volontà a livello di dipartimento c’è.

Adesso tocca noi dimostrare questa volontà.

Vi chiedo quindi di votare il rapporto della Commissione della Pianificazione.

 

Bill Arigoni

Aprile 2002

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *