2004 ANIMALI IN CASA – PIÙ TOLLERANZA

Più tolleranza

Quindici giorni fa è morta la mia gatta. Non era famosa e non avrebbe vinto nessun concorso. Non era importante come può esserlo un cane, per esempio un pastore tedesco o un terranova, era solo un piccolo animale di 3 kg, tigrato. Con questa gatta ho vissuto in simbiosi per 11 anni. Era sempre presente nelle cose che facevo: se scrivevo al computer, come ora, lei si sistemava alle mie spalle sulla scrivania sopra le carte del parlamento e mi guardava; se andavo nell’orto mi seguiva contenta di trovarmi all’aperto; quando tornavo a casa era subito vicina per dimostrarmi la felicità nel vedermi; dormiva sulla sedia vicino al letto dalla mia parte e si sistemava vicino quando guardavo la TV. Ci siamo rispettati e io non l’ho trasformata in un giocattolo rispettando la sua dignità di felino (qualche uccello morto e qualche lucertola catturata) e lei ha accettato certe regole minime di convivenza come tornare a casa alla sera, ma tutto senza forzature.

Ora mi manca! E’ vero che al mondo ci sono problemi più importanti, ma il suo affetto e la sua disponibilità nel dimostrarmelo hanno in tutti i casi lasciato un grande vuoto. Mi sento come poteva sentirsi un pirata senza il suo pappagallo sulla spalla. Eppure io ho una famiglia, dei parenti, degli amici, un’attività intensa e allora penso come devono sentirsi quelle persone sole, che hanno come amico solamente un animale e che solo questo affetto dà loro la voglia lottare per vivere. E allora mi vengono alla mente i casi sempre più frequenti di intolleranza che constato sempre di più tra inquilini e tra questi e i proprietari sulla presenza di animali negli appartamenti. Forse, in un periodo di voglia di vivere come quello estivo, bisognerebbe pensare a coloro che non vanno in vacanza e che, pur restando soli, hanno la fortuna di avere un affetto dato da un piccolo animale e avere un po’ più di tolleranza discutendo con queste persone senza chiedere o prendere delle misure estreme di allontanamento del gatto o del cane o del coniglio perché sia per l’animale (che non è una cosa che si può spostare a piacimento come un vaso di fiori) che per queste persone la ferita al proprio cuore è grande.

Giuseppe Bill Arigoni

20 luglio 2004

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