2004 ASFALTO ROVENTE – Interrogazione

Costi gonfiati negli interventi di conservazione delle strade

Dopo aver inviato il testo – dal titolo “”L’oro nero in Ticino: bitume “cosa nostra”?” – alla stampa (cfr. allegato) mi sono ritrovato il giorno dopo sulla “Regione”, in prima pagina, con il deputato Dell’Ambrogio capogruppo liberale-radicale in parlamento che, con suo caso vissuto come municipale a Giubiasco, sosteneva le mie riflessioni sulla presenza di un cartello tra le varie ditte presenti in Ticino.

Questa presa di posizione mi ha stupito perché, pur se il fatto è accaduto alla fine degli anni 90, se non ci fossero state le domande inoltrate da Raoul Ghisletta al CdS il credito di 106 milioni sarebbe stato votato tranquillamente dalla maggioranza del parlamento e tutto questo perché la torta da spartire era molto sostanziosa e interessava molte ditte. Queste ultime, se si guarda l’intreccio dei loro rappresentanti negli organi dirigenziali, si nota benissimo che dipendono le une dalle altre con degli interessi comuni da difendere. Quindi è difficile per un’altra ditta che voglia entrare sul mercato non accettare le loro regole. Anche lo Stato si è sempre adattato a questa situazione che tutti conoscono ma che sembra difficile cambiare e che va anche a toccare le istallazioni: da un’intervista ad un assistente tecnico siamo stati tutti informati che il costo per la preparazione di un cantiere, prima dei lavori di asfaltatura, può raggiungere anche i 130 mila franchi e questo senza fare chissà che tipo d’intervento importante ma solo posizionando per esempio 4 rulli, 2 finitrici una baracca e una macchina per spruzzare l’ancoraggio.

Chiedo quindi al CdS:

– come è possibile che questa situazione di intrallazzo conosciuta da molti sia continuata tranquillamente per anni?

– dove erano i controlli del dipartimento finanze (gestito dal partito del capogruppo Dell’Ambrogio) sempre pronto a grattare il fondo del barile per risparmiare sui più deboli ma silenzioso su chi speculava con gli investimenti statali?

– il responsabile del Dipartimento del Territorio (rappresentante di un partito che ha sempre gridato contro lo spreco dei soldi statali) che controllo aveva sui propri funzionari in modo che non fossero gettati al vento i soldi di tutti?

– non bisognerebbe far controllare i vari investimenti effettuati negli ultimi 10 anni per assicurarsi che i costi non siano stati sempre gonfiati?

– come pensa sia possibile avere una visione corretta sui costi incaricando i funzionari della Divisione costruzioni che per anni non si sono accorti di niente o peggio hanno taciuto?

– non pensa che formare un gruppo di lavoro con questi funzionari e i membri dell’associazione di categoria che hanno usufruito dei prezzi gonfiati sia un po’ come prendere per stupidi i cittadini?

– non sarebbe più corretto, oltre che denunciare la situazione alla Commissione federale della concorrenza, incaricare per il controllo dei costi un gruppo esterno alle persone già coinvolte?

GIUSEPPE (BILL) ARIGONI

ALLEGATO

“Con la risposta data dal CdS alle domande inoltrate dal deputato socialista Raoul Ghisletta sul costo degli interventi di conservazione delle strade tutti sono venuti a conoscenza che, come per la sanità, i costi in Ticino sono i più alti della Svizzera. Gli interventi quali: lavori di sovrastruttura, di risanamento, scavi per fondamenta e strutture portanti hanno tutti un costo che supera la media svizzera.

Se si prende poi a paragone il costo delle miscele bituminose si resta ancora di più sconcertati; in particolare se il confronto viene fatto con il costo alla tonnellata della stessa miscela: in Ticino la HMT22 costa Fr. 170.— mentre in nel resto della Svizzera risulta attorno ai 70 franchi. La miscela MR11 può costare in Ticino anche Fr. 250.- mentre oltralpe la si può trovare a 108 franchi. Come mai queste differenze? Come se tutto questo fosse una novità adesso si è deciso di attivare un nuovo gruppo di lavoro composto da rappresentanti della Divisione delle costruzioni e delle associazioni di categoria. Speriamo che anche questo “nuovo studio” non si perda come quelli sull’apertura delle rive o del gruppo amianto. Oggi è più che mai un dovere, se non un obbligo, per lo Stato ridurre il costo degli interventi di conservazione delle strade in un momento di crisi dove si tagliano le prestazioni sociali ai più deboli. Chi ci ha sempre guadagnato con questi prezzi gonfiati sono coloro che vogliono smantellare lo Stato per avere meno paletti che imbrigliano la loro cupidigia e che stabiliscono una certa solidarietà sociale ed un controllo sulla distribuzione delle ricchezza. Hanno scaricato tutti i problemi dati dalle loro ristrutturazioni (emarginazione, malattie, invalidità psichica ecc.) sullo Stato anche quando i loro licenziamenti servivano solo ad aumentare le quotazioni in borsa e quindi i dividendi e la ricchezza di pochi. Pur gridando al meno-stato si sono sempre attaccati alla sua mammella mandando anche diversi loro rappresentanti in Parlamento a difendere i loro interessi e a prendere gli appalti. Da sempre si mormora che le ditte che gestiscono questi interventi, pur se dicono di voler mettere tutto nelle mani del libero mercato, si siano accordate in un cartello che controlla i vari appalti. Se c’è una piccola ditta che vuole presentare un preventivo più basso (e questo atto potrebbe rompere e non rispettare un certo accordo che stabilisce la distribuzione del vari interventi tra le ditte) con difficoltà trova collaborazione per esempio nel reperire bitume. Forse con l’entrata sul mercato delle ditte straniere sarà possibile che cambi qualche cosa, ma sicuramente non succederà con il probabile accordo che si troverà nel gruppo di lavoro. Solo il Parlamento, non votando i crediti che superano di molto la media Svizzera, potrà cercare di ridurre i costi; ma anche su questo ho qualche dubbio essendoci troppi parlamentari coinvolti in queste attività.

Deputato Giuseppe Bill Arigoni

30 novembre 2004

Scarica il PDF dell’interrogazione.

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