2004 PROSTITUZIONE – ZONE DOVE PRATICARLA NEL PIANO DIRETTORE

Mozione
data 11 ottobre 2004
presentata da Giuseppe (bill) Arigoni
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Richiesta di stabilire nel nuovo piano direttore delle zone dove sia permesso praticare la prostituzione

Quasi ogni giorno sulla stampa appaiono articoli che denunciano le difficoltà degli abitanti di un quartiere o di un paese a convivere con il fenomeno della prostituzione. Si parla di retate di polizia – con costi non indifferenti a carico della collettività – e di donne espulse o schedate.

Se è vero che non tutti i casi di prostituzione comportano contemporaneamente situazioni di sfruttamento e che non mancano le donne che scelgono di prostituirsi “in piena autonomia”, è altrettanto vero che i fenomeni di sfruttamento costituiscono la maggioranza dei casi, e i faticosi tentativi di arginarli non hanno ottenuto un grande successo.

A tale proposito il rapporto sulla prostituzione, allestito dal Cantone nel 2000, fotografava bene la situazione ticinese. La sua lettura lasciava sconcertati.

Il rapporto spiegava molto chiaramente il mercato sviluppato a spese di donne provenienti da paesi economicamente disastrati (vi si poteva leggere “….in queste condizioni il ricorso al reddito della prostituzione è stato, per certi versi, un passo obbligato per molte ragazze….”) che si trovano indebitate con l’organizzazione o il protettore e che con moltissime difficoltà sarebbero riuscite dopo anni a saldare il debito.

Molte lavoravano con dei salari da fame, dovendo per forza bere molto alcool per aumentare il guadagno lavorando in locali in condizioni disgustose (dal rapporto: “….la maggior parte presenta condizioni da precarie ad inammissibili: muri scrostati, ragnatele, moquette in condizioni pietose, servizi igienici impraticabili, cucine sporche, misure di sicurezza inesistenti ecc.).

Tutto questo sotto il controllo di una organizzazione o di un protettore che le sfrutta trattandole come persone in vendita e che non permette loro di cambiare lavoro.

(dal rapporto: …”Durante un viaggio in Lettonia, ha potuto costatare il caso di una ragazza che è scomparsa e di una costretta su una sedia a rotelle per opera degli intermediari locali dopo il loro rientro”).

Una delle risposte a questa situazione è stata la legge sull’esercizio della prostituzione del 25 giugno 2001 (Lprost). Con questa legge si intendeva arginare il fenomeno della prostituzione e prevenirne lo sfruttamento e le conseguenze criminose. In base alla Lprost è considerata prostituzione qualsiasi attività di adescamento dei clienti o atto di libertinaggio riconoscibile come tale, compiuto nelle strade, nelle piazze, nei parcheggi pubblici e in altri luoghi pubblici o aperti al pubblico, come pure in qualsiasi spazio o locale soggetto ad autorizzazione secondo la legge sugli esercizi pubblici.

La Legge obbliga inoltre ogni persona che esercita la prostituzione o che è intenzionata a farlo ad annunciarsi senza indugio alla Polizia cantonale. I Municipi possono mediante ordinanza stabilire i luoghi dove è proibito prostituirsi.

Questa legge non è servita a regolamentare la situazione, perché quasi tutte le donne straniere non si sono annunciate per paura di essere espulse dalla Svizzera e di trovarsi così senza un lavoro e indebitate con chi le ha portate da noi.

Anche le varie ordinanze Municipali che stabilivano i luoghi dove la prostituzione era vietata, perché poteva turbare l’ ordine pubblico – ed in particolare la sicurezza -, la moralità e la tranquillità pubblica, non sono servite a migliorare la situazione e a regolamentare il fenomeno.

È difficile per un Municipio stabilire se in un dato locale ci sono persone che si prostituiscono, e i piccoli Comuni non hanno i mezzi e le possibilità per fare indagini o retate e quindi le loro ordinanze sono diventate carta straccia.

Siccome la prostituzione non è un’attività illegale, né ci si può ragionevolmente attendere che si estingua “motu proprio”, bisogna trovare altri strumenti per armonizzare meglio gli interessi della popolazione residente da un lato, e di chi esercita la prostituzione dall’altro, tenendo conto in particolare della necessità di impedire il verificarsi di fenomeni di sfruttamento.

Chiediamo quindi al Consiglio di Stato che, nell’ambito della stesura del nuovo piano direttore, studi la possibilità di stabilire delle zone dove sia permesso praticare la prostituzione.

Questo vuole dire che fuori da tali spazi questo tipo di attività sarà proibita.

Chi si prostituisce e che arriva dall’estero avrebbe un permesso di lavoro come qualsiasi altro lavoratore.

L’attività potrebbe essere svolta individualmente o collettivamente, con un controllo sanitario obbligatorio, pagando i contributi sociali e le tasse.

Potrebbe così cadere il muro di ipocrisia che contraddistingue oggettivamente la problematica, mirando così all’eliminazione dello sfruttamento tanto caro a persone senza scrupolo, che vivono sulle miserie altrui.

Giuseppe Bill Arigoni

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