2005 LETTERA – SACRIFICI SOLO PER I POVERI

Sperare nell’anno nuovo non basta!

Alla festa per la fine dell’anno in Piazza Riforma a Lugano erano presenti più di 12000 persone che, sfidando il freddo, si sono trovate per festeggiare assieme la fine del 2004 con la speranza che l’anno in arrivo fosse migliore. Assieme, dimostrando anche solidarietà con le popolazioni colpite dal maremoto, hanno cercato di scacciare, giustamente per una sera, i problemi che ci affliggono ogni giorno o perché ci toccano personalmente o perché ci vengono proposti dai mass-media: la precarietà economica, la povertà, la paura di perdere il posto di lavoro, lo stress, l’aumento del numero di rendite per invalidità psichica. I politici che ci chiedono di fare dei sacrifici dopo che hanno gestito l’economia fuori e dentro del governo come volevano loro. La sfacciataggine di chi ha permesso ai ricchi di diventare più ricchi ( i 300 Svizzeri più ricchi hanno incrementato il loro patrimonio di 17 miliardi in un anno), mentre gli altri si impoverivano. Nel resto del paese sempre più famiglie e piccoli artigiani non c’è la fanno più finanziariamente a vivere. Lo sciacallaggio di chi è diventato più ricco speculando sul…

licenziamento di migliaia di dipendenti mandati a casa solo colpevoli di aver lavorato e ai quali si chiede ora di fare sacrifici in nome dello Stato. Stato che viene “munto” o chiamato in causa nei momenti difficili della loro attività proprio da quelli che lo vorrebbero distruggere quando si parla di aiutare i più deboli. La grande speculazione di chi sta sfruttando i poveri del mondo molti dei quali abitano o abitavano nei posti distrutti dal maremoto. Lavori a basso costo, senza sicurezza e prestazioni sociali svolti per molte ore anche da bambini, e questo per ottenere merce da vendere a basso costo sui nostri mercati in modo da soddisfare il nostro bisogno ossessivo di avere beni materiali. Mercato del sesso e sfruttamento anche di minorenni messo in atto anche da occidentali molti dei quali, purtroppo, solo in quei luoghi e in quelle condizioni si sentono potenti ed importanti. Davanti a molti di questi problemi ci sentiamo indifesi e impotenti e non sappiamo cosa fare ma purtroppo le situazioni non si modificano solo afffidando la speranza del cambiamento all’anno nuovo che arriva. Senza il coinvolgimento in prima persona di tutti, partecipando con la stessa voglia di essere uniti e presenti, come nella festa dell’ultimo dell’anno, alle votazioni e nelle piazze manifestando per i propri diritti, trovando la forza di indignarsi davanti alle ingiustizie, tutto resterà come prima e l’unica possibilità di non sentirci totalmente complici sarà purtroppo solo quella di versare un obolo a qualche associazione.

Giuseppe Bill Arigoni                                                                                          Magliaso, 6 gennaio 2005

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