1989 POLIZIA SMILITARIZZATA
Polizia smilitarizzata
15 dicembre 1989
Intervento in Gran Consiglio sulla legge della Polizia.
Un punto fondamentale di questa legge è la smilitarizzazione della polizia che dovrebbe trasformarsi in una struttura lavorativa classica con una direzione al vertice e giù giù con diversi gradi di gerarchia per arrivare in fondo alla piramide a chi deve svolgere le varie mansioni concretamente. Il tutto regolato da rapporti interlocutori e contratto tra i partner sociali (sindacato di polizia e Dipartimento) nel rispetto dei diritti e doveri di ogni lavoratore.
Parlare di smilitarizzazione totale di una struttura come questa però può far correre il rischio, a chi la propone, di essere preso per un illuso, e ciò è stato confermato ieri nella risposta del Consigliere di Stato Buffi, che ha detto che io confondo la polizia con una banda musicale. E difficile fare uno sbaglio di questo genere; basta aver fatto le lotte antinucleari e aver visto la polizia caricare i manifestanti disarmati senza bandiere o senza cartelli e perciò senza bastoni, con gas lacrimogeni al Valium e Librium, con pallottole di gomma, scudi e cani per capire che la musica è molto diversa da quella di una banda musicale. Le stesse risposte di sufficienza mi venivano date dai contrari all’iniziativa per una Svizzera senza esercito. Ora dopo che il 40% dei ticinesi, dimostrando coraggio e respingendo tutte le pressioni attuate da chi sostiene l’esercito e la paura del nuovo, ha votato sì all’iniziativa per una Svizzera non armata nel senso conosciuto comunemente nel paese, mi sento ancora più motivato a portare proposte idealiste o utopiche in Parlamento. Questo Parlamento è in buona parte un blocco monolitico che non viene intaccato minimamente da idee nuove e non vuole cercare o ascoltare proposte progressiste che richiedono fantasia, salvo poi ostentare meraviglia di fronte a risultati come quello della votazione del 26 novembre.
Non riesco a capire l’utilità del capoverso 2 dell’art. 11, mi sembra si voglia inserire a tutti i costi, anche se di sfuggita, la possibilità anche se solo in caso di emergenza di far funzionare la polizia come organo militare. Nessuno mi ha documentato quali siano i casi di emergenza, chi decide e su che casistica viene stabilita questa procedura. Si vuole lasciare la possibilità a chi detiene il potere di decidere l’uso di questa struttura, obbligando gli agenti ad ubbidire senza possibilità di messa in discussione dell’ordine. A decidere saranno sempre una o poche persone. Con quale controllo? Pensiamo alla schedatura di 500.000 persone in barba alla democrazia dello stato di diritto e alle sue libertà.
Torniamo al discorso della banda musicale, se questo paragone e le riflessioni fatte da certi gran consiglieri (del tipo «che stupido l’on. Arigoni», oppure «che illuso, che rompiscatole») sono serviti a far lavorare la fantasia, uscendo dal grigiore dei soliti bla bla bla. Ho già ottenuto qualcosa e potrei fermarmi qui con il mio intervento. Ho fatto per diversi anni Karaté sopportando sforzi e dolore fisico e non avrei mai pensato di avere così tanta forza di volontà, eppure lo facevo senza che nessuno mi obbligasse, senza regolamento disciplinare o punizioni, perché credevo in quello che facevo e ne ero motivato.
Il coinvolgimento degli agenti nello svolgimento delle loro mansioni deve essere ottenuto motivandoli e non obbligandoli con procedura militare, se si vuoi rispettare queste persone che nella loro attività al servizio del cittadino rischiano anche la vita; si devono inserire in una struttura statale democratica che rispetti i diritti di questi lavoratori.
Invito perciò il Gran Consiglio ad accettare il mio emendamento.
Bill Arigoni
deputato indipendente PdL