2004 MOZIONE: affinché il progetto “Orto” abbia un futuro

MOZIONE: affinché il progetto “Orto” abbia un futuro

L’azienda agricola l’Orto da 4 anni svolge un compito sociale a nostro avviso importante: fornisce un’occupazione a detenuti in fine pena, a richiedenti l’asilo, e a disoccupati di lunga durata a beneficio di prestazioni assistenziali. Ma in tempi brevissimi, questa esperienza rischia di giungere al capolinea per mancanza di risorse finanziarie. Per evitare che venga decretato il fallimento, l’azienda necessita infatti, in tempi brevi, di circa 500mila franchi.
Ricordiamo che ormai da mesi i responsabili della struttura lavorano senza stipendio.
Appelli affinché l’Orto abbia un futuro si sono susseguiti nelle ultime settimane: da parte di chi vi lavora in pianta stabile, ma anche da parte di quelle persone (e dei loro familiari) che, in questa struttura, hanno trovato un aiuto in un periodo particolarmente critico della propria vita.
Tuttavia questi appelli non hanno ottenuto ascolto presso il Consiglio di Stato, che punta il dito contro la situazione finanziaria dissestata dell’azienda. Dimenticando, però, che l’Orto – per sua stessa natura – non può essere trattata alla stregua di una normale azienda ortofrutticola, in cui lavorano dei professionisti, e la cui esistenza si giustifica solo se in grado di produrre utili sufficienti al proprio sostentamento.
L’Orto svolge infatti una funzione sociale. Nel corso degli anni 2001-2003 ha accolto quasi 150 persone all’anno, equamente suddivise tra detenuti in fine pena, richiedenti l’asilo e disoccupati in assistenza. I detenuti in fine pena sono stati 145. Nel corso del 2003 l’Orto ne ha accolti 47, la metà dei quali ha poi trovato un’occupazione. L’azienda riabitua quindi con successo i carcerati al mondo del lavoro: un compito non semplice, visto che molti di loro, in seguito alla permanenza in penitenziario, vi diventano del tutto estranei.
Inoltre l’Orto contribuisce a “togliere dalla strada” i richiedenti l’asilo, e fornisce un’occupazione a diversi cosiddetti “casi sociali”; e spesso si tratta proprio dei “casi sociali” più difficili, quelli respinti dagli altri piani occupazionali.
Le persone citate, in caso di chiusura dell’Orto, resterebbero abbandonate a sé stesse. Con il rischio evidente di (ri)cadere in una spirale di depressioni, o di consumo di droghe, o di criminalità. Ciò che provocherebbe costi sociali che ricadrebbero comunque a carico dello Stato. E allora, non è meglio cercare di salvare l’Orto e prevenire nel limite del possibile queste situazioni, piuttosto che intervenire, a posteriori, per riparare i danni?
Sarebbe inoltre sbagliato considerare l’Orto come una semplice spesa, una voce di solo passivo. Da quando è operativa – maggio 2000 – questa azienda ha pur sempre realizzato una cifra d’affari complessiva di 1,2 milioni di franchi. Un risultato che potrebbe venire migliorato con poca spesa. Basti pensare che, malgrado l’azienda disponga di una superficie di 20mila metriquadri di terreno, nei mesi scorsi se ne sono potuti utilizzare solo 8mila, in quanto i “tunnel” per la coltivazione erano rotti e non c’erano i soldi per ripararli.
Che poi il progetto Orto possa presentare delle debolezze e delle pecche a vari livelli, nonché dei problemi di gestione, non lo escludiamo; ma negargli un futuro equivarrebbe a “buttare il bambino assieme all’acqua sporca”. È questo che il Cantone vuole?
Alla luce di quanto sopra esposto, tramite la presente mozione chiediamo dunque al Consiglio di Stato di attivarsi per garantire la continuità al progetto Orto, scegliendo una delle seguenti tre alternative:

1. finanziamenti diretti del Cantone all’Associazione Orto;
oppure

2. contratto di prestazione del Cantone all’Associazione Orto;
oppure

3. partecipazione diretta del Cantone nella gestione del progetto Orto.

Giuseppe Bill Arigoni

Graziano Pestoni

Lorenzo Quadri

 

21 giugno 2004

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