1991 SINISTRA – La nostalgia e i ricordi non fanno la diversità

La nostalgia e i ricordi non fanno la diversità

10.5.1991

 

Primo maggio in piazza del Duomo a Milano. In testa alla manifestazione un autocarro circondato da diversi compagni del servizio d’ordine. Da questo veicolo si propagava per tutta la piazza la musica dell’Internazionale trasmessa a tutto volume, dietro diverse migliaia di compagni, che rappresentavano Rifondazione Comunista, Democrazia Proletaria, Lotta Comunista, gli anarchici, i giovani di centri culturali, i pacifisti. Ci siamo girati a guardare i manifestanti che avanzavano verso la piazza; sarà stata la musica e le centinaia di bandiere rosse, alcune anche con il simbolo della falce e martello, il grande striscione con scritto Rifondazione Comunista, i ricordi delle lotte fatte dalla gente di sinistra, ma ci siamo commossi e abbiamo avuto un brivido lungo la schiena.

Qualcuno dirà che siamo dei nostalgici, e forse è vero, ma in nome del pragmatismo economico non si possono cancellare tutte le lotte e le speranze. Ma bastano i ricordi e le bandiere per essere diversi dagli altri?

No! Se non si è capaci di sviluppare delle analisi serie con proposte nuove si diventa solo dei custodi di santuari con le grazie ricevute. Tra tutti quei compagni che manifestavano si percepiva la loro voglia e la possibilità di riuscire a creare una forza nuova che si opponga all’omologazione del capitale. Questa esigenza sembra attuale anche da noi, perché sempre più i partiti, chi più chi meno, hanno accettato questo sistema economico ritenendolo forse uno dei migliori e al quale serve solo qualche ritocchino.

Fuori da questo obiettivo non c’è più niente: va bene questa società super competitiva dove l’uomo migliore può esprimere al massimo le sue possibilità e la sua creatività, e non importa se poi la maggior parte della gente deve correre ai limiti delle proprie forze tutta la vita.

L’economia e perciò i soldi sono al di sopra di ogni cosa; si trova sempre meno gente che fa lavoro volontario senza ricevere una piccola ricompensa in denaro, i soldi servono a premiare i bambini che vanno bene a scuola o che sono bravi e se per caso ci sono licenziamenti per mancanza di lavoro tutti si rassegnano ad accettarli perché è una questione economica e non c’è niente da fare.

Questa accettazione quasi passiva delle leggi economiche e il desiderio che hanno tutti, purtroppo, di diventare padroni, ricchi e con il potere di decidere, ci frega e fa che molti sostengano e votino la lega. Tutto questo perché il suo fondatore rappresenta la figura vincente dell’uomo ricco che ha come suo obiettivo l’aumento del proprio capitale e per fare questo è disposto a giocare a tutto campo, per esempio costruendo una chiesa da 300 milioni di franchi in un paese africano poverissimo dove si muore di fame (la Basilica di Yamoussoukro in Costa D’Avorio, ndr). Ma cosa volete fare? Questo è un investimento di capitale ed è possibile che abbia dato lavoro anche a ditte ticinesi, e perciò è un beneficio per la «nostra» economia.

Un compagno della IV Internazionale di Milano mi spiegava come lottare in Svizzera parlandomi della crisi del capitalismo e della sua possibile caduta anche in Svizzera. Vecchie frasi sentite decine di volte. L’unica vera crisi è nella sinistra e non nel capitalismo che riesce sempre a mascherarsi (ultimamente di verde).

Anche da noi servirebbe una forza progressista che non accetti questo sistema economico, ma questa esigenza si scontra con la realtà delle nostre forze in Ticino. Non si può sempre «bluffare», già «L’Alternativa» è stata un bel «bluff»: mesi di discussione per il nome della lista e per il formato del giornale; quasi nessuna discussione sul programma; nessun accordo con il PSU per il sostegno dato e su che tipo di collaborazione avere dopo le votazioni; e dopo il voto, non c’è stata nessuna riunione con i membri della lista e non si sa bene chi Sergi rappresenterà e con chi lavorerà.

Il coinvolgimento dei membri dei due partiti sulla proposta «L’alternativa» è stato quasi nullo e quello degli indipendenti nullo. Questi ultimi hanno dovuto accettare quello che era già stato deciso. Ora è il momento di essere seri e nel rispetto di tutti quelli che hanno lottato per anni, anche sbagliando qualche volta ma credendo di essere nel giusto, non possiamo più gettare fumo negli occhi alla gente. E allora attenzione a come decideremo di continuare a proporci come forza d’opposizione e a come risponderemo alla proposta di federazione. Questa è una proposta seria se viene fatta tra strutture che hanno una diversità chiara e documentata con strategie e proposte precise e non tra etichette vuote che rendano ancora una volta ridicola e poco seria tutta l’operazione.
Bill Arigoni

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *